Per il Volume “Contengo moltitudini. Atti del decennale del Centro Psicoanalitico di Pavia”, Mimesis Edizioni, 2023
Il contributo di Giovanni Foresti. Capitolo: “La dimensione negletta”
Recensione di Patrizia Santinon
Per qualche anno ci sono andata a bottega: Giovanni Foresti è stato il mio supervisore. La sua bottega era allora nella stessa sede del Centro Psicoanalitico di Pavia.
Come tutti gli artigiani, gli analisti dispongono di attrezzature specializzate, materiali e spazi necessari per svolgere il proprio lavoro, di un setting che nella traduzione inglese è anche collocazione, delimitazione con riferimento allo spazio e al tempo.
Con l’avanzare del Rinascimento, gli artisti cominciavano a distinguersi dagli artigiani per la presenza di un evidente elemento intellettuale nel proprio lavoro; studiavano il passato, si interessavano a nuove teorie come la prospettiva matematica, avevano in mente le sette arti liberali (retorica, grammatica, dialettica, geometria, aritmetica, musica e astronomia). Nel suo ruolo di supervisore Foresti ha in mente la pluralità del sapere che usa in modo eclettico e simultaneo quando accompagna il candidato e poi l’attenzione alla persona che il candidato è, perché non è una dottrina dogmatica la psicoanalisi e perché non diventi la SPI un lezionificio.
Questo è un primo antidoto alla politica dell’indipendenza scientifica della psicoanalisi e un fattore di prevenzione rispetto al rischio di instupidire per autoreferenzialità da cui subito l’autore ci mette in guardia. Come candidati, sopratutto, ma come associati, anche, rappresentiamo una popolazione a rischio di ammalare di stupidità, idealizzando la SPI come istituzione totale e non occupandoci della “dimensione negletta”: se gli altri luoghi sono stati deludenti (università, aziende ove lavoriamo, associazioni con cui collaboriamo) questo luogo ultimo e tanto desiderato non può esserlo.
Il fatto che la bottega fosse accanto alla sede del centro pavese di psicoanalisi rimandava alla dimensione istituzionale del movimento analitico, con una prossimità che ridimensionava l’impressione del candidato di essere con il Maestro vicino al cuore della Verità SPI.
Come Scrive F. nelle considerazioni conclusive del capitolo da lui scritto, La dimensione negletta, “la psicoanalisi ha bisogno delle sue istituzioni. Se non saranno riformate il movimento psicoanalitico rimarrà imprigionato dalle dinamiche endogamiche che facevano scrivere a Karl Kraus: la psicoanalisi è quella malattia mentale di cui crede di essere la cura”(pag. 69).
Per l’autore la dimensione gruppale introduce nelle relazioni una quota critica di dinamiche inconsce. Tali dinamiche solo con un esercizio di decentramento, o come lui dice di “disidentificazione”, possono meglio venire alla luce. In una comunicazione ai soci del gruppo pavese che cerca di coinvolgere nella vita istituzionale del Centro, F. sottolinea come la SPI sia la società che ha proposto al movimento psicoanalitico alcune idee-chiave per uscire dalla crisi ma poi fatica ad applicarle. Tra queste appare prioritaria la riflessione sulla dimensione istituzionale del movimento analitico e sulla riorganizzazione della formazione al suo interno. E’ evidente la necessità di una formazione continua (gli ECM rispondono a questo bisogno per i professionisti della sanità, configurandosi anche come obbligo previsto dal codice deontologico) che smantella l’idea irrealistica e controfattuale di essere diventati a un certo punto con l’associatura i “sacerdoti di una religione dell’interiorità [….] smaterializzata”( pag.68).
e di una maggiore consapevolezza della dimensione specificamente organizzativa dell’istituzione SPI che si traduce nell’imparare a vivere nelle istituzioni e a farle funzionare.
L’Istituto Nazionale di Training è un’organizzazione fortemente condizionata dalle dinamiche gruppali e inter-gruppali delle quattro sezioni che la costituiscono, tanto che si potrebbe affermare che esso non esista de facto come tale, ma che sia a tutt’oggi una realtà eterogenea risultante dall’assemblaggio di numerose situazioni politico-istituzionali locali.
Vi è difficoltà a mappare i gruppi che lavorano in seno ai centri e in collaborazione con gli altri perché con difficoltà ci situiamo, non avendo in mente in modo sufficientemente complesso il sistema psicoanalitico e che “i contenitori non sono mai soli” (pag.64) come ricorda F. rimandandoci alla lettura di Manuela Utrilla Robles.
Come emerge dalle prime riflessioni del Coordinamento Locale di Training del Centro Milanese :“In un’istituzione con ruoli apicali elettivi, se un gruppo ha un funzionamento che ostacola la dinamica necessaria fra l’assunzione di responsabilità di chi temporaneamente governa e di chi è governato (analisi dei problemi, proposta di trasformazioni, ricerca di soluzioni efficaci), ciò boicotta l’autorità dei leader eletti e lascia intatti non solo i problemi esistenti, ma anche i poteri diretti e indiretti che influenzano il funzionamento del sistema relazionale”.
Perchè i centri locali non diventino “serre” o “conventi” occorre un confronto con gli altri contenitori: il PEC (Psychoanalytic Education Commitee) dell’IPA, comitato IPA per la formazione, ha esplicitato nel 2023 alcuni “principles”, non già “regulations” vincolanti, utili perché le organizzazioni psicoanalitiche stabiliscano le loro “policies”. Questi principi del training analitico servirebbero a stabilire dei punti di riferimento con il valore di parametri (di conformità o di difformità) utili per sviluppare un confronto fra le situazioni locali e gli orientamenti prevalenti nella comunità psicoanalitica internazionale.
La preoccupazione di “valorizzare e creare opportunità per il continuo sviluppo della leadership” e la raccomandazione di “assicurare creatività e crescita degli istituti di training” attraverso attività che facciano sentire gli AFT ( Analisti con Funzione di Training) “incoraggiati e aiutati a svilupparsi nelle loro capacità di servire in ruoli di leadership” è una dimensione spesso trascurata seppure riconosciuta come questione indifferibile di cui occuparsi, anche in relazione alla riluttanza delle generazioni intermedie ad accettare responsabilità istituzionali e ad impegnarsi nella vita culturale e politica dei Centri e degli Istituti. Tra le contraddizioni istituzionali vi è l’assimilazione del training SPI alla formazione fornita da altre Scuole di Psicoterapia accreditate dallo Stato, con un riconoscimento solo parziale delle ore di analisi personale e un accresciuto monte ore da organizzare in una delle linee di lavoro che costituiscono il training, ovvero l’insegnamento e il tirocinio clinico.
Anche qui possiamo dire, rileggendo Foresti, che solo una ricerca interdisciplinare che possa distinguere i fattori che impediscono ad una crisi istituzionale di trasformarsi in catastrofe può aiutare a “tollerare il vitale squilibrio tra ordine e disordine” (pag. 58) intrinseco nel lento sviluppo organizzativo di un’istituzione che evolve gradualmente dall’assetto artigianale di una federazione di liberi professionisti a quello di una struttura complessa con gruppi sempre più numerosi di operatori e personale amministrativo. L’autore ci invita a crescere come professionisti e come persone con spirito di servizio e a impegnarci “come co-produttori che operano nel quadro di un patto di apprendimento e trasmissione” perché ubi ordo deficit virtus non sufficit.
Siamo tutti sulla stessa barca. Ricordo quando F. raccontava delle Group Relations Conferences sul modello Tavistock: perché un gruppo si metta a funzionare anche solo per organizzare la cambusa occorre attivare processi di leaderless con una metodica sottrazione di presenza delle funzioni attive di governo da parte del leader.
E Foresti non si sottrae mai alla responsabilità, anche quella di lasciare liberi i candidati di esprimere la loro soggettività psicoanalitica. La colonizzazione può cominciare in analisi e proseguire in bottega. F., abituato a decolonizzare il suo pensiero da falsi miti e demitizzandosi, suggerisce a tutti, promuovendola nella sua pratica, l’autoriflessione istituzionale intergenerazionale.
Il virgolettato cui segue una indicazione di pagina si riferisce al capitolo La dimensione negletta del testo Contengo moltitudini, Mimesis Edizioni, 2023
Il virgolettato cui non segue indicazione di pagina si riferisce a un documento in progress dell’attività del Comitato Locale del Training nel quadriennio 2021-2024
Patrizia Santinon