In questo suo contributo a Contengo Moltitudini, testo collettaneo pubblicato da Mimesis, Antonino Gallo, autore del capitolo dal titolo: “Senso comune e buon senso: oscillazioni creative e percorsi di sviluppo nel processo psicoanalitico”, oscilla mantenendosi in “bilico”, parola chiave del contrappunto clinico alle sue riflessioni teoriche, tra individuale e gruppale, buon senso e senso comune. Il punto di partenza è clinico, in un caso di analisi a quattro sedute settimanali che documenta una apprezzabile capacità di analista e paziente, la coppia o gruppo analitico, di evolvere da una situazione iniziale, T con zero, di confusione e di indifferenziazione, a un T con n delle ultime sedute di maggior differenziazione. Il passaggio alla concettualizzazione è mediato e favorito da un riferimento preciso all’opera maggiore di Alessandro Manzoni, nel famoso episodio del processo, dell’estorta confessione e della crudele condanna a morte di due innocenti, tali Piazza e Mora, vittime sacrificali di potenti e incontenute o incontenibili angosce collettive di morte nella Milano seicentesca colpita dalla peste e forse dalla dominazione spagnolesca. Manzoni osserva, commentando l’episodio, il prevalere del senso comune sul buon senso dei pochi che non potevano credere alla inesistente colpevolezza dei due sciagurati e malcapitati. E’ lo spunto che Gallo utilizza per mostrarci una eterna dialettica e conflitto, negli individui e nei gruppi fra narcisismo e socialismo nel senso bioniamo, fra senso comune (assunti di base) e buon senso (gruppo di lavoro individuale e collettivo).
Gallo, proponendo una sorta di superamento della bipolarità bioniana, narcisismo-socialismo, ma in fondo anche di quella tra individuale e gruppale, suggerisce come più efficace ed esplicativa la distinzione tra aree differenziate e indifferenziate della mente. Queste ultime, come le sirene di Ulisse, possono lanciare continui, suasivi e quasi irresistibili richiami (come nelle addiction che stiamo studiando insieme), mentre le prime, se estremizzate, possono portare a chiusure e tagli relazionali, la plastica e felice oscillazione tra queste modalità viene indicata da Antonino Gallo come foriera di sviluppo e creatività. Mi permetto di aggiungere per associazione e da amico di lunga data attento e sempre curioso delle “galliche” elaborazioni, un secondo riferimento ad altro italico genio letterario: Pirandello. Mi sono chiesto se la “corda pazza” dell’analista, con i suoi acuti scarti e scatti “interpretativi” e del paziente (che sfida moglie e figlia contrariate , indossando una camicia bianca) possa aiutare a mantenersi in bilico, meglio in buon equilibrio fra senso comune, con la possibile spaventosa degenerazione della compiacenza, e buon senso. Mi sono chiesto in sostanza se una moderata quantità di follia e anche di sollazzo (“A quantum of solace”) non possa anch’essa aiutare a mantenersi lontani dalla Scilla del senso comune e dalla Cariddi di un narcisismo che perde il contatto con le varie matrici relazionali nelle quali per fortuna affondiamo.
Giovanni G. Stella