I sottoscritti psicoanalisti intendono rappresentare l’urgente e profonda preoccupazione per la catastrofica crisi umanitaria in atto a Gaza e per la crescente minaccia di un’escalation regionale e globale.
I bombardamenti incessanti, il lutto profondo, l’assedio soffocante, la fame e la distruzione sistematica delle infrastrutture sanitarie hanno creato a Gaza un’emergenza multidimensionale – sia fisica che psicologica.
La deliberata privazione di risorse essenziali – acqua, cibo, riparo, assistenza sanitaria e istruzione – sta infliggendo sofferenze particolarmente gravi a bambini e adolescenti. Soprattutto loro subiscono traumi acuti in fasi cruciali dello sviluppo fisico, emotivo e psicologico.
L’impatto psicologico di questi traumi sarà profondo, diffuso e duraturo. Le sue ripercussioni si faranno sentire all’interno delle famiglie, delle comunità e attraverso le generazioni, lasciando cicatrici durature sulla salute mentale collettiva della popolazione, non solo tra i palestinesi, ma anche tra gli israeliani e tutti coloro che assistono a questa travolgente devastazione. La distruzione ambientale – degrado del suolo, contaminazione dell’acqua e abbattimento degli edifici – mina anche le prospettive di guarigione, di ricostruzione e di conservazione della vita in tutta la sua diversità.
Come psicoanalisti, siamo pienamente consapevoli degli effetti duraturi della violenza e delle privazioni prolungate sulla psiche umana. Non possiamo – e non dobbiamo – rimanere in silenzio.
La devastazione alimentata da cicli incessanti di paura, ritorsione e disperazione favorisce uno stato mentale paranoico – una forma di funzionamento psichico primitivo nelle relazioni interne ed esterne – che rischia di impedire l’emergere di una generazione sana, tollerante e resiliente per i decenni a venire.
Uno stato mentale così tossico è in profondo contrasto con i valori che guidano il nostro lavoro: l’etica dell’ascolto e della cura – verso se stessi e verso gli altri; l’importanza di riconoscere e contenere le emozioni senza cedere all’aggressività distruttiva; la capacità di riconoscere il conflitto restando impegnati nel dialogo; e un incrollabile rispetto per l’integrità fisica e psicologica – a livello individuale e collettivo – essenziale per promuovere la crescita mentale e rafforzare i legami umani.
Condanniamo inequivocabilmente tutti gli atti di violenza contro le popolazioni civili – compresi gli atti di terrorismo, di discriminazione, di sfollamento forzato, di carestia e tutte le forme di violenza fisica e psicologica – ovunque e da chiunque commessi.
Ci uniamo quindi al crescente appello di tutti i popoli del mondo, delle organizzazioni della società civile e di innumerevoli voci di coscienza a livello planetario – anche in Israele – per la piena attuazione della Risoluzione 2728 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (marzo 2024), che richiede un cessate il fuoco immediato, l’accesso umanitario nelle zone colpite senza ostacoli, la protezione dei civili e il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani.
Chiediamo inoltre a tutti i governi e agli attori internazionali di fare il possibile per evitare un’escalation sempre più letale e creare le condizioni per una pace giusta e duratura tra le nazioni.
Siamo al fianco di tutti coloro – palestinesi, ebrei, israeliani e attori internazionali – che sono impegnati nella difesa della dignità umana, dei diritti umani, dell’integrità ambientale e dei principi del diritto internazionale.
Se volete firmare questa petizione, non dovete fare altro che inviare un’e-mail a: openletter.team@gmail.com specificando il vostro nome, cognome e Paese.
Grazie mille.
Open Letter from Psychoanalysts Regarding the Humanitarian Crisis in Gaza
We, the undersigned psychoanalysts, write with urgency and deep concern about the catastrophic humanitarian crisis unfolding in Gaza, and the growing threat of broader regional and global escalation.
The relentless bombardment, profound grief, suffocating siege, starvation, and the systematic destruction of healthcare infrastructure have created a multidimensional emergency in Gaza—one that is both physical and psychological.
The deliberate deprivation of essential resources—water, food, shelter, healthcare, and education—inflicts particularly severe harm on children and adolescents. They are enduring acute trauma at critical stages of their physical, emotional, and psychological development.
The psychological impact of this trauma will be deep, far-reaching, and enduring. Its echoes will reverberate through families, communities and generations, leaving lasting scars on the collective mental health of the population—not only among Palestinians, but also among Israelis and among all who witness such overwhelming devastation. The environmental destruction—soil degradation, water contamination, and habitat loss—further undermines the prospects for healing, reconstruction, and sustaining life in all its diversity.
As psychoanalysts, we are deeply aware of the long-lasting effects of prolonged violence and deprivation on the human psyche. We cannot—and must not—remain silent.
The devastation fuelled by unrelenting cycles of fear, retaliation, and despair fosters a paranoid mindset—a form of primitive psychological functioning in both internal and external relations—that threatens to obstruct the emergence of a healthy, tolerant and resilient generation for decades to come.
Such a toxic mental state stands in stark contrast to the values that guide our work: the ethics of listening and caring—toward oneself and toward others; the importance of acknowledging and containing emotions without succumbing to destructive aggression; the capacity to acknowledge conflict while remaining committed to dialogue; and an unwavering respect for physical and psychological integrity—on both individual and collective levels—essential to fostering mental growth and enhancing human connection.
We unequivocally condemn all acts of violence targeting civilian populations—including acts of terrorism, discrimination, forced displacement, starvation, and every form of physical and psychological harm—regardless of where they occur or who commits them.
We therefore join the growing call by the peoples of the world, civil society organizations, and countless voices of conscience from around the globe—including from within Israel—in urging the full implementation of United Nations Security Council Resolution 2728 (March 2024), which calls for an immediate ceasefire, unimpeded humanitarian access, the protection of civilians, and the immediate release of all Israeli hostages.
We likewise urge all governments and international actors to make every effort to prevent a deadly escalation and to foster the conditions for a just and lasting peace among nations.
We stand in solidarity with all those—Palestinian, Jewish, Israelis and international—who are committed to the defence of human dignity, human rights, environmental integrity, and the principles of international law.
If you would like to sign this petition, please send an email to: openletter.team@gmail.com simply including your first name, surname, and country.
Thank you.